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Giovedì, 07 Febbraio 2019 15:52

“Dovremmo remare tutti nella stessa direzione” Intervista a Tiziano Galeazzi

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In questo articolo abbiamo visto alcune delle criticità che dovrebbe affrontare la prossima legislatura, al fine di riqualificare il Ticino non solo sotto il punto di vista territoriale, ma anche lavorativo ed economico.

Quello di far guadagnare terreno al Ticino per essere a pari passo con gli altri Cantoni della Confederazione non sarà di certo un’impresa facile.

Ecco perché oggi siamo qui con Tiziano Galeazzi, deputato UDC al Gran Consiglio dal 2015 e candidato per le prossime elezioni, per capire che cosa frena il territorio ticinese, quali sono (e se ci sono) delle azioni concrete perché ciò cambi, e avere qualche accenno sul programma elettorale del rappresentante de “Il Partito del Ceto medio”.

 

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Che cosa manca al Ticino oggi?

Sicuramente una nuova visione d'insieme sul profilo economico e sull'innovazione. Rispetto ad altri Cantoni marciamo con il freno a mano tirato. Pecchiamo di lungimiranza e non riusciamo politicamente ad avere un consenso e un approccio sui temi fondamentali.

 

  1. Il tuo programma elettorale è incentrato su delle azioni da intraprendere per lo sviluppo territoriale, del mercato del lavoro e delle PMI, della sanità e della mobilità, e questi sono solo alcuni dei punti principali. Durante la legislatura 2015 – 2019 sono state intraprese delle azioni concrete al riguardo da parte del partito che rappresenti, l’UDC?

    Certo, abbiamo insistito sulla fiscalità a tutti i livelli, sia per le persone fisiche che per quelle giuridiche. Sull'istruzione di base e la visione di essa contrariamente, a quanto presentato dal Governo. (Ad esempio, la proposta di riforma “La scuola che verrà” è stata bocciata in voto popolare).

    Abbiamo tentato e avuto il consenso popolare sulla limitazione della libera circolazione, con una conseguenza sui posti di lavoro in favore degli indigeni e i residenti in questo Cantone. A tal riguardo si è svolta la votazione per l’iniziativa popolare “Prima i nostri!”.

    Sulla mobilità abbiamo proposto maggiori fondi finanziari per migliorare le reti stradali onde evitare il collasso stradale.

 

  1. Parliamo di territorio e riqualificazione urbana, un aspetto che ti preme molto. Quali azioni intraprenderesti perché il Ticino diventi un punto di riferimento non solo per i turisti, ma anche per imprenditori e investimenti esteri?

    Incentivi fiscali alle aziende ma con chiare restrizioni. Rivolti a quelle società che portano indotto sul territorio e che dimostrano di occupare manodopera indigena/residente per almeno 2/3 dell'organico. Vi sono comunque altre soluzioni praticabili affinché si possa sviluppare l'economia privata in questo Cantone.

    Certo che, oltre all'impegno, ci vuole costanza e attrazione nel portare gli investitori da noi.

    Lo sviluppo dell'aeroporto di Lugano-Agno rimane una priorità per il commercio e il trasporto. Comunque questa infrastruttura va rivista e riorganizzata con dei precisi piani di sviluppo, strategici e di management adeguati in base agli obiettivi da raggiungere.

     

    Sul turismo non bastano più i vecchi cliché, ci vuole fantasia e innovazione e il Cantone Ticino non ha ancora trovato una vera strategia d'insieme. Vi sono regioni come Locarno che hanno nettamente marce in più rispetto ad altre.

    In questo fazzoletto di territorio, dovrebbero marciare tutti allo stesso spasso. Mancano infine strategie internazionali di richiamo e dobbiamo capire se realmente la politica di questo Cantone voglia o non voglia aprirsi al mondo.

 

  1. In base alla tua attività sui social un altro tema che ti preme è quello della presenza di microplastiche nei laghi del territorio. Potresti spiegarci di cosa si tratta e se è possibile prendere dei provvedimenti al riguardo?

    Ampiamente già espresso con un atto parlamentare sulla problematica è l'allarme nei nostri laghi e fiumi. Bisogna agire sui cambi di paradigma da parte dei produttori e dei consumatori. Così come bisogna puntare su migliorie da parte del Cantone sui depuratori e ovviamente, tramite la Regio Insubria, insistere in modo che anche la parte italiana faccia il suo.

     

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  1. Nel Ticino avviene il cosiddetto fenomeno di “Fuga di cervelli”, ossia molti giovani decidono di abbandonare il territorio per proseguire o iniziare la propria carriera altrove. Perché, secondo te, ciò accade e come si può contrastare questa migrazione?

    Credo che il primo motivo potrebbe essere “personale”. Questi giovani sono alla ricerca di una nuova esperienza lavorativa o di formazione altrove.

    La seconda ragione è quella più grave e sta nel fatto che non si trovano posti di lavoro in Ticino. Questo fenomeno è dovuto in gran parte alla libera circolazione. Da noi vale di più la manodopera straniera a basso costo piuttosto che quella ticinese che sui bilanci aziendali peserebbe di più. Purtroppo è questione di bilanci.


Tu sei un deputato UDC, un partito che si è autodefinito “Il Partito del ceto medio”. Credi che il ceto medio sia stato sottoposto a dei “soprusi” da parte dell’amministrazione pubblica e delle politiche estere negli ultimi anni?

Partendo proprio dalla fiscalità direi di sì: il ceto medio ha sopra le spalle gran parte dei costi sociali e del carico fiscale. Si tratta di una fascia della popolazione che non prende nulla ma paga per tutti.

 

  1. Vuoi “Ridare luce al Ticino”. Secondo te è davvero possibile?

    Me lo auguro! Oltre a svegliarci tutti, dovremmo pure remare nella stessa direzione. Attualmente questo Cantone non è in grado di farlo.

  2.  

  3. Sei ottimista riguardo al futuro del Ticino e della comunità ticinese?

    Vorrei esserlo ma rimango prudente, specie sulla politica ticinese, sempre più litigiosa, che si perde in un bicchiere d'acqua. Cosa che la comunità ticinese, cioè la popolazione, non vuole.

  4.  

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Ultima modifica il Lunedì, 11 Febbraio 2019 08:55