Tiziano Galeazzi: ‘Il tema dell’autogestione va affrontato’

Una tematica che va affrontata, coinvolgendo il Cantone. All’indomani della proposta della capodicastero Immobili di Lugano Cristina Zanini Barzaghi di riaprire parzialmente l’ex Macello per delle attività legate all’autogestione, è il collega Tiziano Galeazzi a tornare sul tema che ha segnato l’inizio della legislatura. In Gran Consiglio (Gc) è anche pendente una mozionesull’argomento del municipale e granconsigliere democentrista, che peraltro pochi mesi prima della demolizione aveva raggiunto un’interessante intesa con Raoul Ghisletta per chiedere un mediatore fra le parti.

Riaprire l’ex Macello, per un progetto a termine, come proposto dalla collega di Municipio è fattibile?

Premetto che ne stiamo parlando a titolo personale e non come Municipio. Io non sono d’accordo. In primis, in quel posto vi è un progetto (il Campus Matrix, ndr) che sta prendendo corpo e nei piani non è prevista una collocazione autogestionale, questo anche per volere del Consiglio comunale (Cc) che ai tempi decise e votò. Secondo punto: una soluzione va trovata, ma come ho già affermato diverse volte in passato, necessita una visione ad ampio raggio che non riguardi solo la città di Lugano. Prima di questo però vanno concretizzati i contatti tra le parti. Se parliamo di politica giovanile, non va comunque dimenticato che per i giovani abbiamo due luoghi a Lugano che funzionano bene. Uno a Viganello e l’altro a Breganzona.

D’accordo, ma tornando all’autogestione, in questi due anni non è scemata, anzi rimane ben presente nel panorama luganese. Il tempo passa, non è ora – aldilà dei proclami – davvero di trovare nuove modalità di dialogo come proposto da Zanini Barzaghi?

Con questo sono d’accordo. Chi pensa che il fenomeno possa scomparire dal giorno alla notte o nel tempo, non ha bene in chiaro la situazione. La tematica va affrontata di sicuro.

Intanto, in Gc è pendente una sua mozione. Cosa chiede?

Esatto e ancora pochi giorni fa, pubblicamente, ho ricordato il tema specifico che va affrontato anche a livello politico cantonale. Trovo troppo facile scaricare un tema così sulle spalle del solo Comune di Lugano. La mia mozione chiede un nuovo gruppo di lavoro, più efficace, che tratti svariati punti, tra i quali una tabella di marcia chiara e l’inserimento di un garante che sia riconosciuto da tutti: autorità e autogestiti.

Che ruolo dovrebbe dunque avere il Cantone (legislativo ed esecutivo, Polcantonale, altri attori) nel dialogo e nella risoluzione della tematica?

Nel tempo abbiamo visto che quando il tema si fa caldo entrano in gioco diverse istituzioni, anche cantonali. Proprio per questo motivo credo che si debba affrontare una volta per tutte anche in parlamento e capire così se si possono trovare soluzioni fuori Lugano. Sarebbe chiaramente brutto per un Comune che aiuta molto finanziariamente gli altri tramite la perequazione, non avere un sostegno dal resto della comunità. Questo non significa fare le vittime, o non saper gestire le questioni interne ma resta una richiesta di solidarietà e comprensione al resto del cantone.

A destra, ideologicamente, l’autogestione non piace ed è e legittimo. Non dovrebbe piacere tuttavia anche alla destra, come a tutti gli orientamenti politici, il trovare una soluzione condivisa che risolva la questione?

Da specificare che noi l’autogestione non la condanniamo come proposta giovanile alternativa (vi è anche una legge cantonale sui giovani in vigore) e l’abbiamo sempre detto, ma la condanniamo se non rispetta le leggi così come le proprietà pubbliche e private prese con la forza o manifestazioni non autorizzate con atti di vandalismo. Le cittadine e i cittadini seguono correttamente le regole che la società impone. Non vedo quindi perché non lo possano fare anche loro dando un immagine di maturità e consapevolezza che possa sfociare in un’apertura al dialogo per trovare soluzioni. Non credo ci voglia tanto a capire che con le buone maniere si possa ottenere di più che con la forza. Tutto dipende se qualcuno ha interesse a forzare sempre la mano per non ottenere un obiettivo condiviso, trovando cosi la scusa per mai arrivarne a una.